8 mar 2007

IL CIGNO Sebastiano Vassalli

Beh!, questa é la prima volta che scrivo, o tento di scrivere in italiano, quindi quiedo scusa con anticipo.

Il titolo é una delle prime parole che ho imparato, domandavo come si chiamavano questi uccelli, e facevo un disegno sulla sabbia: " É un cigno"- mi aveva detto Stefano. Poi ricordavo la parola quando vedevo questo libro.

Adesso non so se mi piace sebbene perché é scritto in italiano, (quindi tutti gli scrittori italiani hanno fortuna con me) o perchè è veramente una buona trama. Ma vado a lasciarvi dare la propria opinione, con questo brano:





Il farmacista fu costretto a fermarsi; allora il picciotto, che aveva un viso perfettamete quadrato e poco piú espressivo di un ginocchio, gli chiese un fiammifero per accendere il sigaro e poi, con la scusa che lí c´era vento, lo spinse contro l´angolo di una casa, appoggiandogli sullo stomaco la punta di un coltello lungo una spanna. Gli domandó: "Chi sei? Come ti chiami?"



Costanzo, spaventatissimo, si guardó attorno e capí che, se anche si fosse messo a gridare, nessuno sarebbe corso ad aiutarlo: i passanti voltavano la testa per non vedere ció che stava succedendo e una botteaia che era sulla porta del suo negozio, a pochi metri di distanza, era rientrata precipitosamente appena il giovanotto aveva tirato fuori il coltello. La vita - pensó il farmacista- continuava, e sarebbe continuata dopo che lui fosse morto! Balbetó: " Mi chiamo Paolo costanzo...sono un farmacista..."



[...]



La spinta della lama aumentó. Constanzo sentí il caldo del sangue- del suo sangue!- che gli scorreva sul collo e sotto la camicia. Riuscí soltanto a pensare: " Gesú aiútami". Allora il sicario avvicinó la sua fronte, larga e bassa, alla fronte del farmacista fino quasi a toccarla. Mormoró con voce cavernosa: " Se ne parli sei un uomo morto. Fatti i fatti tuoi"" Gli tolse il coltello dalla gola e se ne andó com´era venuto, dopo essersi acceso il mezzo sigaro con i fiammeri della sua vittima, e dopo averli intascati.



Il primo impulso del nostro farmacista, quando s´accorse d´essere rimasto solo, fu quello di scappare: ma nell´atto di muovere le gambe si rese conto che non erano in grado di reggerlo, e che si fosse allontanato dal muro sarebbe caduto. [...]



Stava lá, a cercare di fermare con il fazzoletto il sangue della ferita alla gola, e continuava a ripetersi: " Non é niente! Non mi é succeso niente! Sono ancora vivo!".